LET’S HAVE A CHAT WITH LOREDANA PECCARISI
Con questa prima intervista a Loredana Peccarisi, vorrei inaugurare una consuetudine: pubblicare periodicamente una “chiacchierata” con colleghi, professionisti del benessere e operatori che studiano ed approfondiscono tematiche a me care. Loredana, professionista che stimo, l’ho conosciuta partecipando ad un master di Yoga Educativo. Un incontro questo che ci ha permesso poi di restare in contatto. Il mio approccio vuole essere quello di lasciare spazio e parola agli ospiti, poche domande che permettano agli interlocutori di sentirsi liberi di spaziare e raccontare tutto quello che ritengono importante.
Loredana, è un piacere ritrovarti e comincio subito con il ringraziarti per aver aderito al mio invito. Vorrei iniziare puntualizzando la tua formazione: una laurea in economia ed una carriera nella pubblica amministrazione. E’ scaturito da questa tua esperienza professionale il desiderio d’intraprendere poi nuove strade anche come formatrice socio – umanistico?

E’ un piacere anche per me Anna. Comincio subito con il risponderti. Nell’ambito della mia attività professionale mi sono dedicata per  molti anni alla formazione e allo sviluppo delle risorse umane perché ho sempre creduto che solo persone motivate  e felici possano contribuire in  modo costante e duraturo agli obiettivi di un’organizzazione. Poi, per predisposizione verso le attività umanistiche, ho investito molto nella mia crescita personale e nella continua ricerca del mio potenziale, con il desiderio di dedicarmi al campo del Ben – Essere psico – fisico ad ogni età.

Da anni ormai ti dedichi al “Ben – Essere” proponendo alle persone percorsi di crescita personale che aiutino a trovare il proprio centro, il proprio essere più autentico. Secondo te perché mai come in quest’epoca le persone hanno perso la capacità di guardarsi dentro? Da dove proviene questo senso di smarrimento e insoddisfazione che poi spesso sfocia anche in depressioni e nevrosi?

Viviamo in un’epoca improntata all’apparire e all’essere come gli altri ci vogliono, e per rispondere a queste aspettative, tradiamo noi stessi, indossiamo maschere, costruiamo corazze, diventiamo sordi a quella vocina del nostro inconscio che incessantemente ci richiama a ciò che più conta per la nostra sana e completa evoluzione. Ricontattare l’essenza che caratterizza la nostra natura unica e irripetibile e dare alla luce tutto il nostro potenziale, costituisce il primo e più importante compito. Se non lo realizziamo, e non diamo un senso al nostro vivere, quella natura di ribella, si sente tradita, non ascoltata, e ci manda segnali sotto forma di frustrazioni, disturbi fisici, nevrosi, panico.

Tra le innumerevoli attività che segui hai scritto anche due libri. Cominciamo dal primo, che già dal titolo dice moltissimo ” Piccolo Albero e Grande Quercia: abitudini nutrienti per fiorire”. Quali sono o dovrebbero essere le buone abitudini che ci fanno fiorire? Quali sono le buone prassi da insegnare a coltivare fin da piccoli?

In questo libro ho voluto portare l’attenzione all’importanza di essere consapevoli che tutti noi, sin da bambini, siamo portatori di bisogni a più livelli: fisici, mentali, emotivi, sociali e spirituali. Solo dando attenzione ad ognuno di questi livelli possiamo vivere in uno stato di armonia. Portare attenzione equivale a dare nutrimento, perché significa dirigere il nostro focus e la nostra energia a ciò di cui abbiamo davvero bisogno.

Tale consapevolezza nell’adulto è indispensabile per aiutare i bambini, sin da piccoli, all’ascolto di sé, al riconoscimento e attenzione dei loro bisogni, alla sana  e libera espressione delle loro emozioni, a dirigersi verso i loro sogni. Quando ci lamentiamo che i nostri ragazzi sono confusi, demotivati e non sanno prendersi la responsabilità delle loro scelte, dovremmo chiederci: “li abbiamo veramente orientati verso i loro profondi desideri o li abbiamo caricati di aspettative e bisogni di noi adulti?”. Se li vediamo carichi di rabbia, irrispettosi verso loro stessi e verso gli altri, dovremmo chiederci: ” li abbiamo veramente ascoltati, li abbiamo dato fiducia e incoraggiati ad esprimersi accentandoli nella loro vera natura, o li abbiamo costretti ad indossare maschere di compiacenza che hanno alimentato rabbia e risentimento?”. 

Il progetto che ha dato vita a questo libro si chiamava ” Chiedimi se sono felice“. Ecco, più che dare risposte dovremmo saper porre le giuste domande, quindi direi che una buona prassi per eccellenza è sviluppare una maieutica che aiuti i piccoli a tirar fuori le proprie risorse, per accrescere la capacità di introspezione e la consapevolezza di sé. Dargli sicurezze materiali non é sufficiente, ci vuole l’ascolto dell’anima, il rispetto e l’accoglienza delle emozioni, una presenza non invadente che incoraggi l’auto – efficacia, una comprensione che li faccia sentire accettati e amati incondizionatamente, per tutto ciò he sono. 

Di freschissima pubblicazione ” Il desiderio  più profondo. Educare alla scoperta di sé”. Il richiamo all’educare m’induce  a riflettere sul fatto che non si ponga sufficiente attenzione alla così detta educazione emotiva. Non s’insegna ai bambini a dare voce alle proprie emozioni, ad ascoltare ciò che energeticamente vibra in noi, ad insegnare loro la consapevolezza di chi siamo. Cosa ti sentiresti di suggerire a genitori e docenti?

Il Desiderio più profondoOgni bimbo nasce portatore di un seme, di una sua unicità, ed è a questa che deve restare connesso per realizzare i suoi talenti e la sua vocazione. Educare trova la sua radice nella parola “educere, far emergere” potenzialità e risorse che sono già presenti nel bambino, e questo richiede aiutarlo alla scoperta di sé. Accanto all’istruzione di tipo tradizionale, è indispensabile affiancare lo sviluppo di nuove competenze integrate per stimolare in modo armonico le aree mentali, fisiche ed emotive nell’educazione globale del bambino. Abbiamo bisogno di un’educazione che affianchi al Sapere e al Saper Fare, un Saper Essere, in primis con se stessi e poi anche con gli altri. Quindi, che si tratti di insegnanti o di genitori, ritengo che aiutare il bambino ad individuarsi e a diventare un adulto integro e consapevole sia il vero senso dell’educazione. 

Il desiderio più profondo, più che  un racconto è un cammino meditativo che parte dal primo importante passo: Conosci te stesso. Si apre con il lancio di un seme che rappresenta il desiderio di Luigino di avere un albero di ciliegio tutto suo. Al lancio dell’intenzione seguono, l’impegno e il prendersi cura con pazienza, la gratitudine, la capacità di meravigliarsi, l’importanza della presenza, della resilienza, della fede nell’anima universale.

Perché i desideri del cuore si realizzino bisogna saperli nutrire di volontà e azione e poi, con quel giusto distacco dal risultato, che trova fede nell’anima universale che cospira sempre per le realizzazione dei nostri desideri più autentici. Ogni personaggio, rappresentato simbolicamente dal proprio albero, guida Luigino con una maieutica che lo incoraggia a scoprire e realizzare il suo desiderio seguendo la via più “naturale” del vivere. 

Ogni tavola che ho illustrato offre spunto a genitori e insegnanti, per attivare laboratori pratici dedicati all’ascolto interiore, alla ricerca di quel vuoto fertile utile ad alimentare l’immaginario e la creatività dei ragazzi. Naturalmente vi invito a leggerlo e rendermi partecipe dei laboratori che attiverete.

Io parlo sovente nel mio blog dello yoga educativo e dei giovamenti tangibili e concreti che stimola. Vorrei che anche tu, data la tua esperienza personale, raccontassi quali e quanti sono i benefici che apporta a bambini e famiglie.

Finalmente, anche per noi occidentali è chiaro che lo yoga non è una religione, né uno sport. Attraverso la pratica dello yoga aiutiamo i bambini ad armonizzare le loro enormi  energie, canalizzando in modo costruttivo, a trasformare l’impazienza nel piacere dell’attesa, la noia in creatività, la fretta di ottenere lascia il posto alla gratitudine per tutto che c’è, l’ansia è sostituita dalla presenza nel ” qui e ora “. I benefici naturalmente aumentano quando la pratica è condivisa in famiglia, perché sappiamo quanto sia importante che il lavoro degli inseganti a scuola sia supportato dai genitori. Inoltre, fare yoga con i genitori permette di trovare uno spazio e un tempo di qualità in cui giocare insieme ai propri figli, costruendo un NOI più intimo e profondo ed un ascolto più attento alle emozioni dei bambini.

A tuo avviso dovrebbe diventare materia scolastica?

Lo yoga integra le finalità psico -pedagogiche favorendo la consapevolezza del proprio funzionamento fisico, cognitivo, alla base dello sviluppo delle competenze comportamentali. Sviluppa il rispetto di sé e degli altri, un “Saper Essere” in termini di gentilezza, tolleranza, inclusione, cooperazione. Jung la definiva una “scienza esistenziale” e io penso che sarebbe davvero auspicabile diventasse materia scolastica. Anzi proprio questa domanda anticipa il nuovo libro, dedicato proprio alla scuola, a cui sto lavorando in questo periodo e quindi…non sveliamo troppo per adesso!

Guardando le delicatissime e armoniose illustrazioni che hai dipinto per i tuoi libri traspare una serenità naturale, una raggiunta consapevolezza interiore. Scoprire la proprio vera identità, capire quale sia la nostra “missione” è un obiettivo alla portata di tutti?

Certamente!

Più che un obiettivo direi che è un diritto / dovere di tutti.

In ognuno di noi c’é un bambino/a che ci sta aspettando, che merita di essere visto, abbracciato, amato, liberato! Amare noi stessi vuole dire diventare genitore di noi stessi, smetterla di aspettarci che qualcun altro dal di fuori si prenda cura di noi, ci porti a fare quella passeggiata che tanto desideriamo, o realizzi quel sogno  nel cassetto al posto nostro. Quando giunge questa maturità spirituale, arriva quella “liberazione” da condizionamenti e aspettative esterne che ci permette di vivere in armonia e coerenza con i nostri valori e, diventare responsabili co – creatori del nostro destino. 

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